Naniwa Erejî di Kenji Mizoguchi


Pur non allontanandosi del tutto dal modello del cinema americano, dal quale la cinematografia giapponese spesso attinse sia esteticamente che come impianto industriale, Kenji Mizoguchi segue una linea autoriale propria temperata da un gusto per il naturalismo che, in occidente, avvicinerà le sue opere a quelle di Jean Renoir arrivando a segnare il cinema europeo delle “nuove ondate” e in primo luogo quello francese come, in particolare, si avrà modo di riscontrare nella filmografia di Godard.
In Naniwa Erejî (Elegia di Osaka) il regista delinea la storia di Ayako una giovane donna che da telefonista in una ditta farmaceutica al fine di poter provvedere al padre e al fratello si ritrova, suo malgrado, a fare da amante a ricchi uomini. Nella pellicola si può già riscontrare l’innovazione concettuale e stilistica dell’autore: Ayako è una delle tante eroine che caratterizzeranno il cinema di Mizoguchi ed un personaggio dove si concentra un nuovo universo femminile che anela l’indipendenza da una società ipocrita che, invece, si regge su uno schema patriarcale e maschilista destinato però ad indebolirsi con il passare del tempo ed una generazione che desidera interrompere quel meccanismo che definisce i rapporti tra individui rispetto al tornaconto personale.
In questo soggetto sviluppato in forma di “dramma sociale”, che avrà modo di aprire la strada alle pellicole degli anni ’50, prende ampio spazio la ricerca estetica di composizione del quadro: privilegiando il primo piano, avvalendosi della profondità di campo e di lunghe inquadrature –nonché di veri e propri piano-sequenza- il regista crea dei piani che oltre ad essere tasselli funzionali al racconto, come vuole lo stilema del cinema classico, sono anche “sguardi” che, invece, richiedono partecipazione da parte dello spettatore e lo invitano così ad addentrarsi nella complessità dell’ambiente descritto.
L’interesse del regista è volto alla donna nella società a lui contemporanea, anche in questo caso il fulcro dell’analisi è la mercificazione dell’essere intesa come consenso ai dogmi sociali. Mizoguchi dimostra attraverso la pellicola l’impossibilità di sottrarsi ad un destino quando questo è stato ormai intimamente deciso: l’oppressione se vissuta come condizione di libera scelta, non si porrà quindi come ostacolo al desiderio di un futuro svincolato dalle tradizioni poiché se un’indole è davvero ribelle si scopre capace di sovvertire gli schemi pur imponendosi di farne parte.

13 commenti:

Christian ha detto...

Che coincidenza, l'ho visto anch'io di recente (sto riguardandomi tutti i primi Mizoguchi)! Sicuramente è un film interessante, uno dei migliori fra quelli degli anni trenta, e non intendo certo negare la grandezza del regista dal punto di vista formale, ma a dire il vero ho sempre trovato - per i miei gusti - un po' troppo opprimente il contenuto costante e immancabile dei suoi film, quello del sacrificio femminile di fronte al destino avverso e soprattutto di fronte a personaggi maschili malvagi, egoisti o semplicemente deboli (in questo caso, il padre o il fidanzato prima ancora che i ricchi amanti). Anche se naturalmente, leggendo la biografia del regista, un motivo per l'accanimento su questo tema c'è: la sorella maggiore di Mizoguchi era diventata una geisha per mantenere la famiglia, e ha incoraggiato e favorito sin dall'inizio anche la carriera del fratello.

Ciao!

monia ha detto...

anch' io sto (ri)vedendo i film di mizoguchi in questo periodo e devo dire che concordo con te per quanto riguarda il contenuto, anche se secondo me spesso potrebbe essere letto in senso lato, ovvero intendere la prostituzione come un sacrificio non individuale ma generale verso la società.

Monsieur Hulot ha detto...

cosa ti dissi?
brava per aver cominciato a scoprire questo immenso maestro del cinema.
Mi manca "elegia di Osaka": in wish-list ;)

monia ha detto...

eheheh, avevi ragione e questo è un gran bel film... però rimango della stessa opinione riguardo la noia ^_^

`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··.Giusy·`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`· ha detto...

Bellissimo post..complimenti...ciao bella bacioni.

monia ha detto...

grazie!!! ciao^^

Matteo Porretta ha detto...

ciao, è la mia prima visita in questo blog, complimenti per le scelte dei film trattati.
a presto

Roberto Junior Fusco ha detto...

Ottimo blog! Il film in questione non lo vedo da una decina d'anni... devo recuperarlo assolutamente.

monia ha detto...

#matteo: grazie per i complimeti!!! a presto.

#roberto: grazie^^ è un gran bel film, recupera non te ne pentirai!!! ciao.

Martin ha detto...

E ora che ho appena cominciato a scoprire Ozu mi tocca riscoprire un altro giapponese d'annata??

Luciano ha detto...

Un ottimo grande film di un grande regista, film che non vedo purtroppo da molto tempo. Da rivedere.

monia ha detto...

#martin: eheheh, sì mizoguchi è da riscoprire...mettiti all' opera! ciao ciao

#luciano: sì, un ottimo film da vedere e rivedere^^! a presto

esule cinefilo ha detto...

Davanti ad un maestro come Mizoguchi bisogna inchinarsi. Grande film ma io ho ancora in mente, quando si parla di lui, "I racconti della luna pallida d'agosto" che tra l'altro consiglio a tutti.