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La Demoiselle d' Honneur di Claude Chabrol

Cosa si cela dietro le villette di periferia, dietro gente del tutto comune e dalla vita ordinaria? Philippe è un geometra che vive una vita tranquilla, un’esistenza senza troppe pretese. Questa monotonia sarà interrotta dall’arrivo di Senta, damigella d’onore al matrimonio della sorella, che piomberà nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.
I componenti della famiglia di Philippe potrebbero essere gli archetipi di qualche tipica famigliola borghese compresa di cagnolino: la madre dalla vita sentimentale distrutta che poggia tutte le sue aspettative sul figlio maggiore (“un bravo figliolo”), Sophie, la sorella romantica che vuole solo sposare il “bravo ragazzo” e Patricia la sorellina ribelle.
Senta invece è un elemento di disturbo, del tutto estranea a questo mondo. La cugina dello sposo che nessuno conosce, che si distingue dal resto del branco, quella definita “un po’ strana” ma che nessuno in realtà si sforza di capire. Un personaggio astratto, che vive nel tempo ma allo stesso modo fuori dal tempo, un’eroina che sembra arrivare più da un qualche romanzo che dalla vita reale. Del tutto disinteressata a quello che accade fuori, vive in un mondo suo basato su una fantasiosa follia, cercando di distinguersi da quello di cui non fa parte.
Philippe è il suo unico vero contatto con il mondo esterno, Philippe che si lascia trascinare in questa morbosa storia d’amore; lui vede Senta come la vediamo anche noi, incomprensibile (il mistero sta alla base di quest’attrazione) ma anche a tratti così assurda da sembrare ridicola. E’ lo stringersi di questa morsa che porta avanti una relazione che altrimenti non avrebbe avuto ragione di esistere. Fino alla follia che dominando sempre più arriva all’atto estremo; “è il gesto straordinario che ci mette al di sopra della gente comune” dirà Senta a Philippe, in quella che è la battuta che racchiude tutta l’ideologia del personaggio.
Chabrol indaga ancora dietro l’apparente normalità, per vedere cosa c’ è dentro ciò che a prima vista sembra del tutto comune. Le immagini appaiono scarne, assai prive di bellezza estetica, ma l’attrattiva di questo film risiede in toto nella saggia precisione con cui si delinea la psicologia dei personaggi. Una raffigurazione che emerge soprattutto dalle trame dei rapporti che li legano fra loro, nelle ordinarie conversazioni quotidiane: in casa, al ristorante, sul posto di lavoro. E’ interessante vedere come Chabrol ambienti alcuni dialoghi, in automobile. L’automobile si pone come una sorta di “zona franca” dove si è portati a parlare più apertamente, a riflettere; il procedere dell’auto è un momento di sospensione dove si può togliere la maschera. Sebbene il personaggio più incisivo sia quello di Senta, Chabrol non fa passare in secondo piano neppure i personaggi che hanno poche battute, che appaiono sullo schermo solo per pochi istanti. Sono tutti pezzi dello stesso puzzle, tutti a loro modo indispensabili alla riuscita del ritratto.