La Femme d'à côté di François Truffaut

La femme d'à côté è un film bello, bello nel senso classico della parola. Quando Canova scolpì Amore e Psiche, fece sue le teorie di Winckelmann ricercando nel fare artistico la “nobile semplicità” e “la quieta grandezza” che avevano le opere del mondo antico.Truffaut ci presenta un film che ha questo spirito. La femme d'à côté ricalca nel cinema quella che è la purezza grandiosa del classico: Truffaut riesce a rendere nobile ciò che poteva essere suscettibile di bassezza, rendendo quieta la follia di una passione.
Ma anche un film in cui ha saputo legare il suo essere cinefilo al suo nascere come un semplice spettatore: la figura di Madame Jouve che ci presenta la storia, che ci accoglie nella finzione é una gustosissima chicca per chi nei film ama vedere il cinema, eppure allo stesso tempo c’è la storia d’amore, quella più fruibile, quella dello spettatore che invece al cinema aspetta di vedere la grande emozione della vita resa sogno. Perché come dirà Roland a Mathilde ci sarà sempre bisogno di storie ben raccontate. Esprimendo probabilmente il pensiero di fondo che ha animato il cinema di Truffaut. Un film che mostra come una passione, un amore finito molti anni prima possa rinascere. Nel narrare questa storia Truffaut ricalca forse quello che è il tòpos più straordinario dell’amore: il suo essere una bruciante passione che nutre l’uomo del suo bisogno d’infinito. La storia tra Mathilde e Bernard è il cuore della pellicola, le altre figure appaiono come spettatori in seconda, in bilico tra il toccante e il ridicolo. Come i giocolieri di Picasso attendono, un po’ curiosi nel loro essere e non essere dentro al film.

Je me retrouve cômme Edith Piaf,
Vous savez ?!
Rien de rien, je ne regrette rien!


Eccezion fatta naturalmente per Madame Jouve, lei che della passione è una vittima miracolosamente sopravvissuta, quella che ci mette al corrente dei fatti, della storia che forse vediamo anche dal suo punto di vista. Un po’ sarcastica quando racconta del suo passato, ha la voglia di vivere di quelli che nella vita hanno avuto una seconda possibilità. Una figura a cui tutti fanno capo, tra cui Mathilde che vede nella sua storia d’amore qualcosa di torbido che l’ affascina.
L’amore rinasce, o forse semplicemente si ravviva, perché l’amore vero è quello capace di finire senza mai spegnersi. Si riaccende a poco a poco tra sguardi, telefonate e parole non dette. Si consuma in una stanza di una pensione, tra i ricordi dove il passato risorge, per sorreggere o forse distruggere il presente. Quella finta voglia di rimanere amici, qualcosa d’impossibile per chi si è bruciato al fuoco della passione. A tenere le redini del gioco, c’è lei, la donna: quella creatura insieme divina e terrena, una donna che vive quell’amore clandestino ridendo e piangendo con modi tanto autentici da sembrare infantili. Una donna a cui tutto sembra dovuto forse perché insieme madre e bambina. E’ Mathilde e Bernard si culla nelle sue mani. Lei è la musa, lui il pittore che contempla la sua bellezza fino a rimanerne ammaliato. Bernard si ritrova la vita stravolta da questa donna che ha amato, che precipita come una stella in una vita ordinaria. La ama, la odia, lei è tutto.
Siamo nei dintorni di Grenoble, una manciata di case, un circolo dove si gioca a tennis, un supermercato. Mathilde vive nelle situazioni più comuni ma sembra non appartenervi affatto, come se fosse piombata in questo mondo per puro caso, giunta dal mondo irreale di una letteratura lontana. Fanny Ardant e Gérard Depardieu giocano il ruolo dei due amanti sfiorando la perfezione, lei è bellissima come una creatura inarrivabile, lui teso in bilico tra una fisicità divertente e un po’ goffa e quell’irresistibile faccia da schiaffi da amante perfetto. Lei è tra la gente ma sembra essere sola, si muove nello spazio riuscendo a rimanere immobile e sontuosa come una statua. Due interpretazioni essenziali ma da brivido, due attori ai quali dopo un film del genere si può perdonare qualsiasi caduta di stile.
Ma è anche un amour fou che annichilisce il resto del mondo. Bernard oscilla dall’amore contemplativo a quello più terreno, quasi animalesco, quello che rende gli uomini privi di senno. Fa a Mathilde una scenata di gelosia pazzesca, davanti agli amici e alle rispettive famiglie. Come se fossero soli, come se il desiderio l’ avesse accecato, il voler vivere solo lei.

Oui, je dis mon chéri
Tu es toujour mon chéri
Même si tu ne veux pas, mon chéri


C’è una scena in questo film che trovo sia una delle scene d’amore più belle mai viste sullo schermo. Mathilde e Bernard sono in macchina. Lei piange, lui le porge il fazzoletto. Lei si soffia il naso e quando glielo restituisce, Bernard bacia il fazzoletto. C’è qualcosa d’enorme in questa sequenza. Qualcosa che butta fango su decine di pellicole in cui innamorati si lanciano segnali d’ amore nelle maniere più improbabili. La semplicità, la purezza, il sentirsi parte l’uno dell’altra: l’amore quello vero, che è sentirsi una cosa sola, quello che fonde due vite in una. Il favoloso tocco di Truffaut.


Ma c’è qualcosa nell’incanto che fa a pugni con il tempo, le rose possono resistere nella loro completa bellezza solo qualche giorno, poi perdono il loro profumo e si consumano. Solo la brusca interruzione regala l’eternità, perché solo nella fantasia, come canta Guccini, gli eroi son sempre giovani e belli. E Mathilde lo sa, fino all’ultimo attimo della sua vita è la donna. Quella donna che come detiene l’immenso mistero della vita, sembra poter avere anche il diritto sulla morte. Morte che racchiude l’amore, che lo rende favola, e che fa sì che non si scinda per l’infinito del tempo. Perché quest’amore in questo tempo, non può esistere.

ni avec toi, ni sans toi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

una delle vette più alte di Truffaut, veramente esaltante ed emozionante. Di una naturalezza incredibilmente toccante.

monia ha detto...

non posso che essere d' accordo, è uno dei film di truffaut che preferisco, anche se mi riesce difficile sceglierne uno tra i tanti che amo!

Monsier Verdoux ha detto...

Secondo me è il film migliore di Truffaut. Vieni a dare un'occhiata alla recensione che ne ho fatto io sul mio blog se ti va.

monia ha detto...

#monsieur verdoux: mi resta sempre difficile "scegliere" quale sia il miglior film di truffaut, ma tra tanti che ho nel cuore questo occupa senza dubbio un posto privilegiato! appena posso vengo a leggere! ciao, a presto.

stone ha detto...

sembra molto interessante...