La Strada di Federico Fellini



"tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa...”


Con La Strada Fellini prende le distanze dal Neorealismo ponendo le basi del mondo ricco di suggestioni favoleggianti che costituirà la peculiarità della sua affascinante poetica; proprio scostandosi dal cinema come ”pedinamento del reale” Fellini costruisce un modo unico di fare cinema ritraendo la società attraverso i costumi sognanti del circo. L’allegoria utilizzata è di derivazione fiabesca, i suoi personaggi spiegano anche grazie alla forza elementare dell’emozione e dello stupore i complessi sentimenti che animano il reale. Allo stesso modo, però, tali personaggi non sono totalmente irreali, sostituendo il circo alla fiaba si viene a creare uno stabile punto d’incontro tra l’immaginazione e la tangibilità della vita: se, infatti, nelle fiabe il personaggio è il vestito dell’idea, nel circo sotto un vestito ci sono delle persone.
Gli artisti circensi che animano La Strada non sono scissi dalla loro maschera e in questo compendio tra persona e personaggio possono rivelare il mondo in cui vivono. Leitmotiv della pellicola quindi non è solo il peregrinare da un borgo all’altro di questi “artisti” marginali che si esibiscono per pochi soldi, ma la denuncia della condizione della donna nel tessuto sociale dell’epoca. Gelsomina, venduta dalla famiglia a Zampanò, personifica questa donna oggetto spesso incapace di reagire alla brutalità del mondo che la circonda; Zampanò dal canto suo rappresenta invece il lato di una società rozza e maschilista.
Ma La Strada è anche un viaggio, viaggio come metafora della vita nel senso d’incontro di diverse realtà particolari che insieme costruiscono la coralità dell’esistenza.
Attraverso un’Italia ancora arcaica ma mutevole nel suo essere ricca e povera di sentimento, Gelsomina riesce a comprendere il senso del proprio essere in un’accettazione non priva di sofferenza poiché la consapevolezza, in quel dato periodo, non può coincidere con un miglioramento esteriore della sua condizione. Nelle numerose realtà sfiorate spicca una figura centrale, quella del Matto: se Gelsomina e Zampanò rappresentano una sorta di lato materiale dell’esistenza il Matto rappresenta l’essere pensante, la sfera cognitiva, la vita dell’anima di un funambolo che racchiude in sé il senso della precarietà della vita, “appesa” tra l’esserci e il non esserci. Cosciente di esistere, riesce a spiegare finalmente a Gelsomina che anche lei pur se considerata “cosa” fa parte ed è utile al mondo. Valore che non comprende Zampanò poichè anch’ egli prodotto della sofferenza sociale, che per sopravvivere, non solo economicamente ma anche psicologicamente, non ha bisogno di dare sfogo ai suoi pensieri ma di sfoggiare la propria forza fisica che non coincide con forza interiore; Zampanò che litiga con il Matto, che cerca di accoltellarlo e infine lo uccide è il materialismo intenzionato a prevaricare lo spirito. Anche davanti a questo Gelsomina, nella sua condizione di oggetto, è impotente; il piccolo ruolo che è riuscita a ricavarsi nella società non le permette di uscire dal guscio del vestito di pagliaccio che suona il tamburello, non la volontà ma l’incapacità di trovare un mezzo per esprimersi che non sia la follia e il mutismo in cui si rinchiude e che provocherà l’abbandono da parte di Zampanò. E’ la musica, il fischiettio di un motivetto che provocherà il risveglio dell’anima di Zampanò che forse alla fine riesce a ricondurlo a quella che è la vita materiale dello spirito.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh marò questo è uno di quei film che non reggo. Non mi è piaciuto per niente!!!

monia ha detto...

ma nooooooo... oddio, io l' adoro, ma i gusti son gusti!!! ciao!!

Anonimo ha detto...

wow. Adesso leggi oltre il muro del senso lato delle cose. Un saluto. Walter
p.s. sono su facebook, più che altro per tenere il contatto con gli amici parigini, e tu?

monia ha detto...

visto?!si fanno progressi^^
no, non ce l ho e sinceramente non so neanche cosa sia e come funziona...
a presto, mo

Luciano ha detto...

Un film immenso, incommensurabile. La strada della ricerca di una conoscenza che passa anche e soprattutto attraverso i silenzi di Gelsomina. Una grande emozione e un'ottima recensione^^

monia ha detto...

grazie^^! concordo un film immenso, come del resto tutto il cinema di fellini.
ciao!!

Arwen Lynch ha detto...

Con questo film ho iniziato ad amare Federico Fellni, autore che considero il miglior regista di tutti i tempi, straordinaria Giulietta Masina, la sua gelsomina mi è entrata nel cuore, il film è intriso di quella poetica e di quella tristezza che colpisce al cuore complimenti per il blog ^^

monia ha detto...

°arwenlynch: grazie di cuore pr i complimenti, sottoscrivo in pieno un film straordinario sotto ogni punto di vista! a presto.

Clelia ha detto...

Adoro FELLINI... l'ultimo dei grandi registi in Italia

Clelia

Klodjo ha detto...

La mia vicina di casa stamattina aveva una penna Usb con sopra questo film, incuriosito l'ho preso e me lo son appena finito di vedere. Trasognante e riflessivo, davvero bello. Ero curioso nel vedere il finale e mi è piaciuto. Lascia qualcosa dentro,bello bello bello.