Garrel non ha bisogno d’ingannare, ostentare un’astratta alterazione della realtà non è necessario, il cinema è invenzione a patto che non menta mai a se stesso.
Quando si discute di un film del genere, di un autore del genere, sarebbe meglio non soffermarsi soltanto a quello che si vede, andare di là dal film in sé, magari non parlarne come un giudice che emette condanne a morte, ma ascoltare il cuore. E in quei punti, che sono tanti, dove per ovvie limitazioni non possiamo andare al di là delle apparenze, meglio stare zitti e analizzare opere limpide o film i cui esecutori si sono già presi la briga di spiegare.
Per capire del tutto Garrel bisognerebbe farci una bella chiacchierata, perché nei suoi film Garrel ha buttato la sua vita, l’ ha conficcata dentro ogni singolo minuto. Se sentiamo Nico, quando Nico non ci dovrebbe essere, perché bollarlo come un’anacronismo?! Se vediamo una mamma, un nonno e un nipote insieme allo stesso tavolo che sono anche mamma, nonno e nipote nella vita vera (ma qual è la vita vera?), non chiediamoci perché. Qualcuno ha detto che il cinema deve mescolarsi alla vita, allora facciamo sì che si mescoli. Non diciamo che è inutile ai fini dell’ intreccio, non andiamo a cercarne significati reconditi; guardiamo la bellezza delle immagini, l’ incrociarsi degli sguardi, la favola del bianco e nero. Se Garrel l’ ha fatto avrà il suo buon motivo, o forse non l’ avrà. Parleranno solo le immagini. Le immagini possono bastare a se stesse. E’ cinema.
Parlando de Les Amants Réguliers Garrel ha affermato che il film si ascrive in quella parte di cinema che pensa che l’ Atalante di Vigo sia il film più bello del mondo. Parlando dell’ Atalante Truffaut aveva detto: “Vigo trasforma la realtà in incantesimo e nel filmare prosa ottiene senza sforzo poesia”. Quello che volevo dire di questo film e di questo cinema l’ ha già detto sfiorando la perfezione questa frase. Garrel filma la vita e ne tira fuori la poesia. Forse perché ha avuto una vita poetica, forse perché è un poeta, non ne ho la più pallida idea. L’ unica cosa che so è che la macchina da presa di Garrel riesce a creare un ponte tra il nostro sguardo e il suo, modellando sulla vita un cinema personale che non cade mai nel mero autobiografismo.
I film si analizzano, è vero. Ma film come questi si possono anche solo amare di un amore disinteressato. Così non sarà come guardare un film, sarà come guardare il film. Ogni pellicola amata finisce per essere, anche un po’ infantilmente, la pellicola. Mentre guardate Les Amants Réguliers, dovete scordarvi tutto il resto.
Sedetevi su quel divano in mezzo a François e a Lilie. Scappate nella notte, saltando sui tetti di Parigi, magari ad una finestra scorgerete il piccolo Doinel che vi ride dietro. Queste strade brulicano di ricordi. Sdraiatevi su quei letti, inebriati da odori che solo potrete immaginare. Odiate Lilie quando lascerà un ragazzo che voi sognate d’ incontrare da una vita… Ma per favore lasciatevi trasportare, queste tre ore voleranno in un minuto, sarà come mangiare le immagini, sentirle entrare dentro di voi. E’ la grande magia del cinema, di questo cinema.
Les Amants Réguliers di Philippe Garrel - secondo tempo
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1 commento:
wow..davvero. Non vedo l'ora di guardarlo.
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