L’adolescenza periodo di interminabili conflitti interiori che sfociano nell’insofferenza per ogni regola precostituita, periodo teso tra l’infanzia e la maturità, in cui ogni sbaglio, ogni cosiddetto errore diventa un insormontabile ostacolo. Truffaut presenta l’adolescenza come un periodo invaso da questi dissidi, imperniando il film sul dato biografico, o meglio sull’esperienza personale per raggiungere un discorso più ampio: la sordità degli adulti verso un momento difficile, l’ipocrisia di quei ragazzi che una volta diventati adulti smettono di ricordare obbiettivamente quello che erano stati. Attraverso la storia di Antoine Doinel tocca i punti cardine di questo periodo: il rapporto spesso difficile con la famiglia, l’incontro/scontro con le istituzioni e il ruolo fondamentale dell’amicizia.
Ad interpretare la parte di Antoine Doinel troviamo Jean Pierre Léaud che da questo film in poi diventerà volto fedele della Nouvelle Vague. Truffaut lasciò molta libertà d’interpretazione al giovane Léaud che conferì fin da subito a Doinel una certo vigore e una certa sfrontatezza che questo personaggio a priori non aveva. Doinel non si pone quindi come l’alter-ego di Truffaut ma come un personaggio immaginario che si trova ad essere la sintesi di due persone reali* (Truffaut e Léaud). A les 400 coups seguiranno poi altri film che avranno come asse narrativo la figura di Antoine Doinel, che sarà seguita nelle varie fasi della vita: L’ amour à vingt ans (1962), Baisers volés (1968), Domicile conjugal (1970) e L’ amour en fuite (1979).
Il rapporto controverso con la famiglia è il perno, il motivo scatenante delle azioni di Antoine. Truffaut traccia un ritratto disarmante di una famiglia dove il figlio è sentito come un peso costante, quasi un alieno (=altro), che si è interposto laddove non era voluto e quindi verso il quale non si ha neppure un umano dovere. La piccola casa dove i tre vivono, l’ingresso adibito a cameretta proietta in qualche modo lo spazio misero che Antoine occupa nella vita dei genitori, come un ospite poco gradito al quale si fa il favore di trovare un posto dove dormire. La madre è ritratta cinicamente come una donna dedita soltanto a se stessa, che trova sollievo nel mandare il figlio in riformatorio per potersene finalmente liberare. Il patrigno, forse capace di più amore rispetto alla madre, nei confronti di un figlio biologicamente non suo. Una figura non cinica ma limitata, che probabilmente non è capace veramente di educare e capire Antoine e che pensa in fondo di aver fatto tutto quello che era nelle sue possibilità. Gli adulti appaiono come un mondo severo e intollerante anche laddove non ne avrebbe il diritto. Doinel ruba una macchina da scrivere, ma poi la restituisce perché non aveva tratto nessun vantaggio da questo furto. Il gesto di restituirla, avrebbe dovuto già di per se far attirare su Antoine una certa benevolenza da parte degli adulti (che avrebbe comunque potuto tenerla) ed invece crea un ascendente di cattiveria nei suoi confronti. Il patrigno che avvertito del furto lo conduce in caserma perché non sa più che misure adottare, l’arresto per furto e vagabondaggio e infine il riformatorio: un intero mondo che chiude le porte a questo nuovo figlio invece di cercare di capirlo.
* da Le avventure di Antoine Doinel
7 commenti:
Mon petit Léaud!
Altro capolavorone del maestro...io sto attraversando un periodo di "truffautite" acutissima (in pratica vedo film e leggo libri solo del grandissimo Francois) che spero davvero non mi passi mai (a questo proposito ho scirtto un post sul blog sul mio folle amore per Truffaut, vieni a darci un'occhiata!)
monsieur verdoux: grandissimo capolavoro, è un film che adoro da vedere e rivedere... però ho una brutta notizia: dalla "truffautite" non si guarisce ;)... appena posso verrò a leggere molto volentieri quello che hai sritto, purtropo in questi giorni non ho nemmeno il tempo di respirare!!! a presto!!
W la truffautite! ahah
ahahah, altro che peste suina ^_^!!!
mi sembra doveroso segnalarvi che questo mese uscirà "Il ragazzo salvato", primo titolo di un serial editoriale su Truffaut a cura di Mario Serenellini (che si concluderà nel 2012, nell'ottantesimo della nascita del regista), contiene la traduzione integrale in italiano dell'intervista di ALine Desjardins e le riproduzioni di una lettera a Tati e una di Kubrick. In allegato, dvd con l'intervista del 1971 a Montreal e quella di 50 anni fa sulla Croisette, all'uscita dalla prima proiezione dei Quattrocento Colpi a Truffaut e al giovanissimo Jean Pierre Leaud, che di tanto in tanto si mette "le dita nel naso". Per maggiori info leggete tutto l'articolo che trovate alla pagina 9 su questo pdf link:
http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2009/26042009.pdf
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